Le balle di berlusconi: cassa integrazione anche per i precari
10/06/2009 alle 07:07 | Pubblicato su lavoro, politica | Lascia un commentoTag: berlusconi bufala cassa integrazioni precari, berlusconi cassa integrazione, berlusconi cassa integrazione precari, cassa integrazione cococo bufala, ddl 185 anticrisi
Il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi nella sua relazione del 29 maggio scorso sullo stato dell’economia in Italia, affermò che “Si stima che 1,6 milioni di lavoratori dipendenti e parasubordinati non abbiano diritto ad alcun sostegno in caso di licenziamento“. Di sicuro un affermazione fatta con cognizione di causa e autorevole da parte di una voce importante delle istituzioni.
Berlusconi venerdì scoro in una trasmissione radiofonica lo smentisce clamorosamente: “Questa è un’informazione di Draghi che non corrisponde alle cose che emergono dalla nostra conoscenza della realtà italiana”.
Nulla di più falso. Quello che Berlusconi ha affermato a Porta Porta senza che nessun giornalista lo contestasse vivacemente ci da la misura dello stato dell’informazione nel nostro Paese. Parole e bugie in libertà del Premier.
Il decreto legge “anticrisi” n.185 convertito in legge con modifiche il 28 gennaio 2009 prevede un intervento una tantum a beneficio dei lavoratori parasubordinati che hanno percepito almeno 5000 euro e meno di 13819 euro nell’anno 2008 da parte di un unico committente e che ora risultano senza commesse di lavoro e svolgono attività in settori o zone dichiarati in stato di crisi (poi soppresso nel decreto attuativo). Si tratta di un intervento di sostegno del reddito in via sperimentale e non di un’indennità di disoccupazione. Il valore del sussidio è del 20% del reddito percepito l’anno precedente per il 2009 e del 10% successivamente. I lavoratori parasubordinati, infatti, sono considerati autonomi dal punto di vista previdenziale, e dunque senza diritto alle prestazioni di disoccupazione. I particolari requisiti necessari per accedere ai sussidi (per esempio, due anni almeno di iscrizione alla cassa) escludono la maggior parte dei lavoratori a tempo determinato, ma soprattutto quelli con un contratto di lavoro somministrato o interinale per non parlare degli apprendisti.