Decreto Romani pronta la censura per internet e Sky, Italia come la Cina

22/01/2010 alle 11:43 | Pubblicato su cronaca, media, politica, società | 1 commento
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«I Paesi che limitano il libero accesso alle informazioni o violano i diritti basilari degli utenti di Internet rischiano di tagliarsi fuori dal progresso del secolo, lotteremo per la libertà di comunicazione» ha detto ieri il Segretario di Stato Hillary Clinton, che ha minacciato «conseguenze gravi» per tutti quei Paesi chi minacciano il cyberspazio. La polemica nasce dai continui attacchi che il Governo cinese opera contro Google, che ha deciso di non piegarsi più ai diktat di Pechino. Il più diffuso motore di ricerca ha annunciato sul blog ufficiale che non applicherà più alcun filtro in Cina, minacciando di sospendere ogni attività in quel Paese.

E in Italia che succede? Si cerca in tutti i modi di censurare internet perchè Berlusconi non riesce a controllarlo e presto la situazione potrebbe sfuggirgli di mano. Ma di cosa ha paura Berlusconi? E’ presto detto. La consapevolezza crescente che internet sia l’unico baluardo della libera informazione, dove i fatti non possono sparire, e dove i suoi servi non possono dilagare con la menzogna e l’occultamento dei fatti, lo fanno correre ai ripari lottando contro il tempo visto l’approssimarsi delle elezioni regionali di fine marzo.

Il 18 dicembre scorso Paolo Romani, vice ministro con delega alle Comunicazioni, ha presentato alla Camera il  decreto legislativo su Internet e tv, che dovrebbe servire a dare attuazione in Italia alla Direttiva Europea 2007/65/CE (Audiovisual Media service) dell’11 dicembre 2007, che modifica la Direttiva Europea 89/552/CEE detta anche “Tv senza frontiere”. Questa direttiva aveva, tra i suoi scopi originari, il fine di migliorare la competitività dell’industria europea nei settori dei media e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché la salvaguardia del principio della neutralità tecnologica e della promozione di nuovi servizi.

Come per tutte le leggi “ad personam” che stanno uccidendo la democrazia in questo Paese al solo fine di mettere al riparo dai processi Berlusconi & Co., anche l’applicazione di questa direttiva è stata distorta con fine ultimo di mettere sotto controllo la rete, limitare il suo potere informativo, rafforzare le aziende di famiglia del Premier e stroncare la concorrenza.

Le questioni fondamentali che il testo di legge, in discussione in questi giorni in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati, affronta sono:

– Limite per gli “affollamenti” pubblicitari per il satellite e la pay-tv dal 18% al 12% (di ogni ora trasmessa). Sulla carta tale misura interesserebbe anche le tv Mediaset, ma le reti del premier incassano il grosso degli introiti pubblicitari dalle tv in chiaro (68%) e sono lontane dal tetto del 12% sui canali digitali e a pagamento. Inutile dire che il nuovo “tetto” governativo andrà, per coincidenza, a penalizzare fortemente le tv Sky di Murdoch, il diretto concorrente tv di Mediaset.

Non c’è che dire una vera misura “ad aziendam”, com’è stata già da taluni ribattezzata…e per di più il regime che prospera sul conflitto d’interessi potrà spacciare tale sgambetto al magnate australiano come una misura “nell’interesse del pubblico”.

– Equiparazione del web alla tv, volendo includere anche Internet nella disciplina riguardante tutti i mezzi “che trasmettono non occasionalmente immagini”. Col nuovo decreto il regime aggiunge un altro concetto alla sua neolingua, quello di “servizio di media audiovisivo”. Tale categoria per il governo comprende “i servizi, anche veicolati mediante siti internet, che comportano la fornitura o la messa a disposizione di immagini animate, sonore o no, nei quali il contenuto audiovisivo non abbia carattere meramente accidentale” (art.4, comma 1, lettera a). Ergo, qualsiasi videoblog sarà a rischio censura.

Siccome le aziende del capo del governo si stanno interessando all’Iptv (Tv Internet protocol), i suoi dipendenti nelle stanze dei bottoni cominciano a far fuori la concorrenza prima ancora che possa nascere, eliminando o quantomeno riducendo i materiali video circolanti in Rete che potrebbero rappresentare quella concorrenza che l’egoarca ama solo a parole e che nomina solo mentre mente, sorridendo, di fronte alle telecamere e ai falsi applausi.

– Controllo politico del Web, tramite le norme che fanno da corollario al Decreto Romani e che già fanno parte, in varia misura, della legislazione vigente. Ci riferiamo qui in particolare alle norme a difesa del copyright (Decreto Urbani del 2004), a quelle sull’obbligo di registrazione per siti web (Nuova Legge sull’Editoria n.62/01) e a quelle, vera aberrante novità, che introdurrebbero la responsabilità dei provider circa ciò che transita sulle loro piattaforme.

Con la normativa prossima ventura l’Italia rinnegherebbe un principio universalmente accettato, almeno in Occidente, quello della “neutralità “della Rete e dei suoi fornitori di servizi.

E si noti bene che nella Direttiva Europea, che il Decreto Romani vorrebbe recepire, la nozione di “responsabilità editoriale” cioè del provider non implica necessariamente una responsabilità giuridica sui contenuti. E ci mancherebbe. Come potrebbe, poniamo il caso, Fastweb essere responsabile dell e-mail che vi transitano oppure You tube dei video che vi si caricano?

E’ evidente che solo una volontà censoria strenuamente dissimulata possono condurre un regime a tali proposte di legge, più ridicole che liberticide. Da far ridere il mondo intero, specie e soprattutto dopo l’intervento del segretario Usa Hillary Clinton. Si rinnega il principio dell’assenza di obbligo di sorveglianza degli intermediari della comunicazione, che, appunto, sono intermediari, non secondini degli utenti.

Infatti all’art.6 del Decreto Romani, dove si parla di “diritto d’autore”, il governo impone a tutti i fornitori di servizi media audiovisivi di “astenersi dal trasmettere o ritrasmettere o mettere comunque a disposizione degli utenti, su qualsiasi piattaforma, programmi oggetto di diritti di proprieta’ intellettuale di terzi o parte di tali programmi”. Nello stesso art.6 (comma 3) si nomina anche lo sceriffo della Rete: “l’Autorità, Agcom, emana le disposizioni regolamentari necessarie per rendere effettiva l’osservanza dei limiti e dei divieti di cui al presente articolo”. Insomma l’organo che dovrebbe controllare Internet (l’Agcom) è di stretta nomina politica i suoi membri vengono eletti da Camera e Senato e il suo presidente direttamente dal presidente del consiglio. Vi rendete conto?

– Autorizzazione ministeriale preventiva, per tutti coloro che volessero “diffondere immagini via internet”. Una web tv, fatta magari con il telefonino o con la web cam in casa propria, i video messi sulle piattaforme come You Tube, saranno equiparati dal potere governativo al gruppo Mediaset e per la loro “divulgazione” in Rete sarà necessaria un’autorizzazione ministeriale.

Non c’è che dire, l’Italia sarà, sotto tale aspetto, molto più vicina alla Cina che all’Europa e agli Stati Uniti. Come non rimanere sconcertati da tale deriva totalitaria?

Marco Pancini, dirigente di Google italia. Intervistato dal sito Articolo 21 ha sostenuto che “in questo decreto (Romani) c’e’ un’equiparazione dei siti web alle tv che ha una conseguenza importante: disapplica di fatto le norme sul commercio elettronico per cui l’attivita’ dell’hosting service provider, cioe’ del sito che ospita contenuti generati da terzi, va distinta da quella di un canale tv, che sceglie cosa trasmettere. Significa distruggere il sistema internet”.

Come già più volte ribadito, Berlusconi ha un obiettivo: controllare tutto e distruggere internet è l’ultimo tassello che gli manca per instaurare di fatto quella “democrazia dittatoriale” tanto in voga nel Paese del suo amico Putin. Attraverso l’unico strumento che conosce e controlla, la tv, continuerà con quel lavaggio del cervello capillare e sistematico che gli rende possibile, farsi eleggere da quindici anni a questa parte nonostate sia stato plurinquisito, pluriprocessato e corruttore di avvocati. Pensate soltanto a quello che ha rappresentato internet per i giovani iraniani che si oppongono al regime di Ahmadinejad. Di questo ha paura Berlusconi, di essere travolto dalla verità dei fatti che nasconde agli italiani.

Alla luce di tutto questo è evidente perché il regime regala i “decoder” e congela gli 800 milioni che il Governo aveva precedentemente destinato alla banda larga italiana (il tanto strombazzato “piano Romani”, rinviato “alla fine della crisi”).

Internet per Berlusconi può rimanere in vita, certamente, ma solo se si occupa di e-commerce e dei suoi interessi, non certo se continua con l’informazione che non lecca, che non fa sparire le notizie e non lo incensa dalla mattina alla sera.

La Cina ha distrutto l’attività di YouTube e ci sta provando con Google, noi vogliamo davvero finire come i cinesi?

Iniziate ad opporvi al regime, iniziate a non guardare più le tv di Berlusconi e nemmeno per sbaglio non fate più zapping sulle sue reti. Sarebbe già tanto se riuscissimo ad affamarlo, perchè ad uno così è necessario chiudere i rubinetti della pubblicità, quindi non comprate più i prodotti che le sue reti pubblicizzano! Se lo facessimo tutti, in meno di sei mesi ce lo toglieremmo dai coglioni sicuramente!

le altre porcate contro internet di Berlusconi:

  1. disegno di legge Carlucci nr. 2195
  2. Stop alla banda larga per tutti
  3. Diritto all’oblio su Internet disegno di legge nr. 2455
  4. Iran: come internet può rovesciare un regime dittatoriale
  5. Pacchetto sicurezza e filtraggio della rete
  6. legge contro la pirateria digitale e multimediale

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