Rainews24 scomparsa dai suoi canali è censura o guasto tecnico?

18/05/2010 alle 10:20 | Pubblicato su cronaca, media, politica | 3 commenti
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Da questa notte “Rainews24 non si vede più”. Il passaggio al digitale terrestre della Lombardia ha spostato le frequenze di Rainews24 anche nelle Regioni già digitalizzate. Ma non basta. Anche sul canale 506 del satellite, bouquet Sky, Rainews24 non c’è più.

I giornalisti si sono autoconvocati per le 12 di questa mattina nella sede Rai di Saxa Rubra.

E’ un tentativo evidente di censurare una rete all news scomoda per il Governo. E’ scomparsa anche dalla homepage del portale rai.tv dove fino a ieri compariva subito ed era facilmente cliccabile.

Potete continuare a seguire la diretta via web cliccando qui http://www.rainews24.it/it/canale-tv.php

La direzione generale della Rai non ha ancora dato spiegazioni su quanto accaduto.

Lo switch over del digitale terrestre è stata l’occasione per ‘cancellare’ RaiNews24 dalle frequenze che occupava abitualmente, per inserire al suo posto un improbabile ‘Rai Sport 2’ (che già Rai Sport 1 evidentemente non bastava, dato l’alto interesse e il prestigio degli eventi trasmessi).

La TV all news della RAI è stata spostata in coda alla lista dei canali sia nel digitale terrestre sia sul satellite, e questo senza nessun tipo di preavviso. Praticamente, comporta anche non avere un canale fisso, perché a seconda del decoder potrebbe trovarsi sull’800, sull’850 o addirittura sul 998. Chiaro che, con tutte le posizioni ancora libere, questa mossa ha logisticamente e commercialmente i contorni dell’assurdo.

“Ci scusiamo con gli utenti. Faremo di tutto per comprendere le ragioni di questo oscuramento e di porvi rimedio” – ha affermato il direttore Corradino Mineo.  Rainews informa, inoltre, che da oggi il Canale non si chiama più Rainews24 ma solo Rainews e che, per omologare l’intera offerta aziendale, la Direzione Generale ha deciso di spostare il logo in alto a destra dello schermo. Il logo, purtroppo, risulta poco leggibile, mentre la nuova grafica impedisce, per il momento, di mandare in onda i flash, strumento indispensabile per una all news. Anche di questo ci scusiamo con gli utenti”.

Potete dire la vostra sul loro blog cliccando qui.

Decreto Romani pronta la censura per internet e Sky, Italia come la Cina

22/01/2010 alle 11:43 | Pubblicato su cronaca, media, politica, società | 1 commento
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«I Paesi che limitano il libero accesso alle informazioni o violano i diritti basilari degli utenti di Internet rischiano di tagliarsi fuori dal progresso del secolo, lotteremo per la libertà di comunicazione» ha detto ieri il Segretario di Stato Hillary Clinton, che ha minacciato «conseguenze gravi» per tutti quei Paesi chi minacciano il cyberspazio. La polemica nasce dai continui attacchi che il Governo cinese opera contro Google, che ha deciso di non piegarsi più ai diktat di Pechino. Il più diffuso motore di ricerca ha annunciato sul blog ufficiale che non applicherà più alcun filtro in Cina, minacciando di sospendere ogni attività in quel Paese.

E in Italia che succede? Si cerca in tutti i modi di censurare internet perchè Berlusconi non riesce a controllarlo e presto la situazione potrebbe sfuggirgli di mano. Ma di cosa ha paura Berlusconi? E’ presto detto. La consapevolezza crescente che internet sia l’unico baluardo della libera informazione, dove i fatti non possono sparire, e dove i suoi servi non possono dilagare con la menzogna e l’occultamento dei fatti, lo fanno correre ai ripari lottando contro il tempo visto l’approssimarsi delle elezioni regionali di fine marzo.

Il 18 dicembre scorso Paolo Romani, vice ministro con delega alle Comunicazioni, ha presentato alla Camera il  decreto legislativo su Internet e tv, che dovrebbe servire a dare attuazione in Italia alla Direttiva Europea 2007/65/CE (Audiovisual Media service) dell’11 dicembre 2007, che modifica la Direttiva Europea 89/552/CEE detta anche “Tv senza frontiere”. Questa direttiva aveva, tra i suoi scopi originari, il fine di migliorare la competitività dell’industria europea nei settori dei media e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché la salvaguardia del principio della neutralità tecnologica e della promozione di nuovi servizi.

Come per tutte le leggi “ad personam” che stanno uccidendo la democrazia in questo Paese al solo fine di mettere al riparo dai processi Berlusconi & Co., anche l’applicazione di questa direttiva è stata distorta con fine ultimo di mettere sotto controllo la rete, limitare il suo potere informativo, rafforzare le aziende di famiglia del Premier e stroncare la concorrenza.

Le questioni fondamentali che il testo di legge, in discussione in questi giorni in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati, affronta sono:

– Limite per gli “affollamenti” pubblicitari per il satellite e la pay-tv dal 18% al 12% (di ogni ora trasmessa). Sulla carta tale misura interesserebbe anche le tv Mediaset, ma le reti del premier incassano il grosso degli introiti pubblicitari dalle tv in chiaro (68%) e sono lontane dal tetto del 12% sui canali digitali e a pagamento. Inutile dire che il nuovo “tetto” governativo andrà, per coincidenza, a penalizzare fortemente le tv Sky di Murdoch, il diretto concorrente tv di Mediaset.

Non c’è che dire una vera misura “ad aziendam”, com’è stata già da taluni ribattezzata…e per di più il regime che prospera sul conflitto d’interessi potrà spacciare tale sgambetto al magnate australiano come una misura “nell’interesse del pubblico”.

– Equiparazione del web alla tv, volendo includere anche Internet nella disciplina riguardante tutti i mezzi “che trasmettono non occasionalmente immagini”. Col nuovo decreto il regime aggiunge un altro concetto alla sua neolingua, quello di “servizio di media audiovisivo”. Tale categoria per il governo comprende “i servizi, anche veicolati mediante siti internet, che comportano la fornitura o la messa a disposizione di immagini animate, sonore o no, nei quali il contenuto audiovisivo non abbia carattere meramente accidentale” (art.4, comma 1, lettera a). Ergo, qualsiasi videoblog sarà a rischio censura.

Siccome le aziende del capo del governo si stanno interessando all’Iptv (Tv Internet protocol), i suoi dipendenti nelle stanze dei bottoni cominciano a far fuori la concorrenza prima ancora che possa nascere, eliminando o quantomeno riducendo i materiali video circolanti in Rete che potrebbero rappresentare quella concorrenza che l’egoarca ama solo a parole e che nomina solo mentre mente, sorridendo, di fronte alle telecamere e ai falsi applausi.

– Controllo politico del Web, tramite le norme che fanno da corollario al Decreto Romani e che già fanno parte, in varia misura, della legislazione vigente. Ci riferiamo qui in particolare alle norme a difesa del copyright (Decreto Urbani del 2004), a quelle sull’obbligo di registrazione per siti web (Nuova Legge sull’Editoria n.62/01) e a quelle, vera aberrante novità, che introdurrebbero la responsabilità dei provider circa ciò che transita sulle loro piattaforme.

Con la normativa prossima ventura l’Italia rinnegherebbe un principio universalmente accettato, almeno in Occidente, quello della “neutralità “della Rete e dei suoi fornitori di servizi.

E si noti bene che nella Direttiva Europea, che il Decreto Romani vorrebbe recepire, la nozione di “responsabilità editoriale” cioè del provider non implica necessariamente una responsabilità giuridica sui contenuti. E ci mancherebbe. Come potrebbe, poniamo il caso, Fastweb essere responsabile dell e-mail che vi transitano oppure You tube dei video che vi si caricano?

E’ evidente che solo una volontà censoria strenuamente dissimulata possono condurre un regime a tali proposte di legge, più ridicole che liberticide. Da far ridere il mondo intero, specie e soprattutto dopo l’intervento del segretario Usa Hillary Clinton. Si rinnega il principio dell’assenza di obbligo di sorveglianza degli intermediari della comunicazione, che, appunto, sono intermediari, non secondini degli utenti.

Infatti all’art.6 del Decreto Romani, dove si parla di “diritto d’autore”, il governo impone a tutti i fornitori di servizi media audiovisivi di “astenersi dal trasmettere o ritrasmettere o mettere comunque a disposizione degli utenti, su qualsiasi piattaforma, programmi oggetto di diritti di proprieta’ intellettuale di terzi o parte di tali programmi”. Nello stesso art.6 (comma 3) si nomina anche lo sceriffo della Rete: “l’Autorità, Agcom, emana le disposizioni regolamentari necessarie per rendere effettiva l’osservanza dei limiti e dei divieti di cui al presente articolo”. Insomma l’organo che dovrebbe controllare Internet (l’Agcom) è di stretta nomina politica i suoi membri vengono eletti da Camera e Senato e il suo presidente direttamente dal presidente del consiglio. Vi rendete conto?

– Autorizzazione ministeriale preventiva, per tutti coloro che volessero “diffondere immagini via internet”. Una web tv, fatta magari con il telefonino o con la web cam in casa propria, i video messi sulle piattaforme come You Tube, saranno equiparati dal potere governativo al gruppo Mediaset e per la loro “divulgazione” in Rete sarà necessaria un’autorizzazione ministeriale.

Non c’è che dire, l’Italia sarà, sotto tale aspetto, molto più vicina alla Cina che all’Europa e agli Stati Uniti. Come non rimanere sconcertati da tale deriva totalitaria?

Marco Pancini, dirigente di Google italia. Intervistato dal sito Articolo 21 ha sostenuto che “in questo decreto (Romani) c’e’ un’equiparazione dei siti web alle tv che ha una conseguenza importante: disapplica di fatto le norme sul commercio elettronico per cui l’attivita’ dell’hosting service provider, cioe’ del sito che ospita contenuti generati da terzi, va distinta da quella di un canale tv, che sceglie cosa trasmettere. Significa distruggere il sistema internet”.

Come già più volte ribadito, Berlusconi ha un obiettivo: controllare tutto e distruggere internet è l’ultimo tassello che gli manca per instaurare di fatto quella “democrazia dittatoriale” tanto in voga nel Paese del suo amico Putin. Attraverso l’unico strumento che conosce e controlla, la tv, continuerà con quel lavaggio del cervello capillare e sistematico che gli rende possibile, farsi eleggere da quindici anni a questa parte nonostate sia stato plurinquisito, pluriprocessato e corruttore di avvocati. Pensate soltanto a quello che ha rappresentato internet per i giovani iraniani che si oppongono al regime di Ahmadinejad. Di questo ha paura Berlusconi, di essere travolto dalla verità dei fatti che nasconde agli italiani.

Alla luce di tutto questo è evidente perché il regime regala i “decoder” e congela gli 800 milioni che il Governo aveva precedentemente destinato alla banda larga italiana (il tanto strombazzato “piano Romani”, rinviato “alla fine della crisi”).

Internet per Berlusconi può rimanere in vita, certamente, ma solo se si occupa di e-commerce e dei suoi interessi, non certo se continua con l’informazione che non lecca, che non fa sparire le notizie e non lo incensa dalla mattina alla sera.

La Cina ha distrutto l’attività di YouTube e ci sta provando con Google, noi vogliamo davvero finire come i cinesi?

Iniziate ad opporvi al regime, iniziate a non guardare più le tv di Berlusconi e nemmeno per sbaglio non fate più zapping sulle sue reti. Sarebbe già tanto se riuscissimo ad affamarlo, perchè ad uno così è necessario chiudere i rubinetti della pubblicità, quindi non comprate più i prodotti che le sue reti pubblicizzano! Se lo facessimo tutti, in meno di sei mesi ce lo toglieremmo dai coglioni sicuramente!

le altre porcate contro internet di Berlusconi:

  1. disegno di legge Carlucci nr. 2195
  2. Stop alla banda larga per tutti
  3. Diritto all’oblio su Internet disegno di legge nr. 2455
  4. Iran: come internet può rovesciare un regime dittatoriale
  5. Pacchetto sicurezza e filtraggio della rete
  6. legge contro la pirateria digitale e multimediale

Facebook censura GAY.tv

16/12/2009 alle 21:58 | Pubblicato su media, politica | Lascia un commento
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GAY.tv non ha mai amato l’attuale Governo, e non ha mai nascosto di non condividere molti aspetti della condotta politica ed etica del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. In questi ultimi mesi, in modo particolare, GAY.tv si è posta in maniera critica nei confronti di una maggioranza che si è, a nostro parere, resa partecipe di un clima di omofobia, discriminazione e violenza contro la comunità  lgbt, a livello legislativo e sociale. GAY.tv ha criticato e non mancherà di criticare in futuro le azioni della classe politica che mettono in pericolo la laicità dello Stato, nonché il diritto al riconoscimento di pari dignità e tutela a tutti i cittadini, a prescindere dal loro orientamento sessuale.
La posizione di GAY.tv rispetto al governo Berlusconi è sempre stata trasparente, ma soprattutto è sempre rimasta chiaramente ascritta all’interno di quella imprescindibile linea di confine che distingue la critica dissidente dalla violenza e dall’odio.
Tuttavia, nel clima febbrile che ha contraddistinto i giorni seguenti all’aggressione al Presidente del Consiglio questa fondamentale differenza è venuta meno. Il dibattito politico e mediatico ha sottolineato l’emergenza di eliminare i gruppi nati su Facebook a sostegno di Massimo Tartaglia, per arginare la deriva d’odio legata al suo gesto inqualificabile. A fare le spese di tutto ciò è stata anche GAY.tv, la cui fan page su Facebook è stata oscurata dal social network, unitamente ai profili PERSONALI degli amministratori, 4 membri su 5 della redazione. La sensazione è quella che si sia instaurato un pesante clima di reazione; tale reazione sembra tradursi nell‘azione di una task force di persone che in queste ore si sono occupate di segnalare come “abuso” alcuni gruppi, pagine e profili giudicati potenzialmente critici, compresi quelli (come la fan page di GAY.tv) che avevano decisamente condannato un gesto da cui non ci sentiamo nemmeno di prendere le distanze, tanto giudichiamo deprecabile, incivile e non democratico (nonché compiuto da uno psicolabile).

Sembra tuttavia che Facebook abbia preso atto, come da prassi, di queste presunte segnalazioni di abuso. Il risultato è l’oscuramento della pagina GAY.tv e dei profili degli amministratori. Lungi da noi insinuare l’esistenza di un “complotto” di Facebook volto specificatamente a colpire GAY.tv. Non esistendo alcuna motivazione specifica per bloccare la visibilità di GAY.tv sul social network (ribadiamo che non è stato espresso alcun sostegno a Massimo Tartaglia), la rimozione della nostra pagina e dei nostri profili non può che configurarsi in una definizione: censura preventiva.

 E tale censura è praticata facendo di tutta l’erba un fascio, accomunando GAY.tv ai gruppi Facebook inneggianti alla violenza, mettendo sullo stesso piano l’informazione critica e i fan invasati dall’odio.

GAY.tv ha sempre fatto sentire la sua voce per criticare quello che non condivide di un Governo e di un Premier. E continuerà a farlo.Da oggi sappiamo che Facebook non è dalla parte della libera stampa.

GAY.tv rivolge un appello ai suoi utenti ancora in possesso di un profilo su Facebook:
chiunque se la sentisse (ovviamente a suo rischio e pericolo) è invitato a postare sul suo wall e a far circolare sul network questo articolo. Facciamo in modo che la nostra voce non venga messa a tacere dalla censura.

articolo da GAY.TV

Stop alla banda larga per tutti, nessun guadagno per Berlusconi

05/11/2009 alle 15:42 | Pubblicato su media, politica | 2 commenti
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L’equazione è semplice: non guadagno con internet, non investo su internet. Ieri Gianni Letta sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha definitivamente spezzato le ali a quanti, invece, immaginavano di poter dare un servizio internet a banda larga a tutti i cittadini dalle Alpi alla Sicilia. I soldi servono per altre cose più urgenti e quando si uscirà dalla crisi si penserà ad internet. Il piano che Paolo Romani, viceministro delle attività produttive con delega alle comunicazioni, aveva presentato all’inizio di questa legislatura prevedeva di portare la banda larga da 20 Megabit al 96% della popolazione entro il 2012, e almeno i 2 Megabit alla parte restante. Un piano di investimento previsto di 800 milioni di euro fermi al Cipe da quasi un anno, ma mai sbloccati. Ieri la conferma definitiva che quei soldi servono ad altro, non di certo per l’innovazione tecnologica e lo sviluppo di una informatizzazione del Paese che, altrove, corre su internet velocissima. E pensare che il Ministro Brunetta voleva digitalizzare tutta la pubblica amministrazione, dare la possibilità ai cittadini di risparmiare tempo e denaro richiedendo i certificati anagrafici direttamente on-line! Si è riempito per mesi la bocca con la necessità di eliminare il “digital divide”, la “pec” negli uffici pubblici e i risparmi necessari da fare attraverso internet.

La doppia faccia del Governo e il perenne conflitto d’interessi in cui sguazza Berlusconi  si manifestano in tutta la loro evidenza.

Mediaset ha interessi prevalenti e strategici con internet? No! Allora perchè finanziare la diffusione sempre migliore e capillare dell’accesso a internet in Italia? Alla luce anche di cosa vuol dire la diffusione di internet per l’informazione libera e la fruizione trasparente delle notizie che spariscono dalla televisione, ma per quale motivo Berlusconi dovrebbe rendere più veloce l’accesso ad internet agli italiani?

Si parla da mesi che per uscire dalla crisi economica è necessario e strategico migliore le infrastrutture tecnologiche ed informatiche del Paese, lo fanno gli altri Paesi dell’UE, lo fanno gli Stati Uniti con Obama, lo fa il mondo Occidentale tutto. L’Unione Europea ha stimato che la banda larga porterà un milione di posti di lavoro fino al 2015 e una crescita dell’economia europea di 850 miliardi di euro. Le stime, inoltre, mettono nero su bianco che nel 2011 gli utenti della rete supereranno quelli della televisione.

In Italia invece non si investe su internet e nè sull’alfabetizzazione informatica della popolazione, perchè è a tutto svantaggio politico ed economico di Berlusconi. E’ così evidente e scandalosamente vergognoso.

Voglio solo ricordare che per incentivare la diffusione del digitale terrestre il Governo Berlusconi nella finanziaria del 2003 stanziò 110 milioni, assicurando così uno sconto di 150 euro per ogni acquisto. Nel 2004 lo sconto si ridusse a 70 euro e vennerò  stanziati altri 110 milioni. Mentre il governo Berlusconi finanziava il digitale terrestre, Mediaset lanciava i suoi canali “Premium” che offrono (a pagamento) le partite, i film e il teatro. Per comprare questi eventi serviva proprio il decoder per il digitale terrestre.

Se ci pensate è uno scenario straziante e drammaticamente avvilente.

I cerchi nel grano di Google

15/09/2009 alle 06:24 | Pubblicato su cronaca, media | Lascia un commento
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crop_circles_GoogleIl celebre motore di ricerca celebra i “crop circles”, infatti oggi in tutto il mondo sulla homepage di Google l’immagine principale simboleggia i noti “cerchi nel grano” che un pò in tutto il mondo appaiono inspiegabilmente da un pò di anni a questa parte.  Anche Google prepara il mondo alla grande rivelazione, che da qui a pochi anni il paesi del G8 faranno sull’esistenza di altre civilità evolute provenienti da altri pianeti dell’universo.

Influenza A H1n1: non riaprire le scuole a settembre

30/08/2009 alle 14:33 | Pubblicato su cronaca, economia, media, natura, politica, società | 1 commento
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Parla il prof. Giuseppe Mele presidente della Federazione medici pediatri italiani,  sulla necessità di tenere le scuole chiuse, per evitare il più possibile la rapida diffusione dell’influenza A.

Videocracy il regime dice NO: censura Raiset

27/08/2009 alle 20:14 | Pubblicato su cronaca, media, politica | 1 commento
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La Rai ha rifiutato la messa in onda sulle sue reti del trailer di Videocracy, che racconta la nascita e l’evoluzione delle televisioni di proprietà dell’attuale premier Silvio Berlusconi. Il film di Erik Gandini sarà presentato alla Mostra del Cinema di Venezia alla Settimana della Critica e uscirà nelle sale a settembre. Domenico Procacci della Fandango, distributore della pellicola, ha reso noto che uno dei motivi del divieto è l'”inequivocabile messaggio politico di critica al governo”. Per Procacci, “Ci sono stati film assai più duri nei confronti di Berlusconi come Viva ZapateroIl Caimano [trailerfilm focus], che però hanno avuto i loro spot sulle reti Rai. Mi pare chiaro che in Rai Videocracy è visto come un attacco a Berlusconi. In realtà è il racconto di come il nostro paese sia cambiato in questi ultimi trent’anni e del ruolo delle tv commerciali nel cambiamento. Quello che Nanni Moretti definisce “la creazione di un sistema di disvalori”.

Rifiuto anche da parte di Mediaset. “Ci hanno detto – spiega Procacci – che secondo loro film e trailer sono un attacco al sistema della tv commerciale, quindi non ritenevano opportuno mandarlo in onda proprio sulle reti Mediaset”.

Berlusconi attacca il TG3: vietato contestare il Governo!

07/08/2009 alle 23:21 | Pubblicato su cronaca, media, politica | Lascia un commento
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…i quattro titoli che non gli sono piaciuti

TG1 ore 20 scandaloso Minzolini: censura di Governo all’ennesima potenza, scompare l’inchiesta di Bari sulle squillo di Palazzo Grazioli

20/06/2009 alle 20:10 | Pubblicato su cronaca, media, politica | 3 commenti
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Questa sera ho voluto verificare personalmente l’approccio che il TG1 dtgni Augusto Minzolini avrebbe dato alla seconda puntata sullo “scandalo delle squillo a pagamento”, che riguarda Silvio Berlusconi  “come utilizzatore finale” nelle feste tenutesi tra Villa Certosa e Palazzo Grazioli.

La visione del TG1 di questa sera è stata agghiacciante, imbarazzante e vomitevole. Non una parola, nè un accenno all’inchiesta di Bari che oggi si arricchisce di ulteriori elementi, dopo l’interrogatorio di Barbara Montereale che ha confermato anche la presenza di Patrizia D’Addario a Palazzo Grazioli la sera dell’elezione di Obama. La Montereale, 23 anni, si definisce una ragazza immagine e non una escort ed ha confermato di aver ricevuto 10000 euro da Berlusconi dopo la serata passata insieme, ma ha precisato senza fare sesso (leggi l’intervista completa su Repubblica) ed ha commentato “meno male che Silvio c’è”. Parlando della D’Addario, la ‘ragazza immagine’ conferma il racconto fatto al ‘Corriere’ dalla quarantaduenne barese, sua amica: “Mi disse di aver passato una notte a Palazzo Grazioli e di aver avuto un rapporto sessuale con il presidente”.

Ecco la scaletta delle notizie del TG1 delle ore 20.00 di oggi 20 giugno 2009:

  1. Iran
  2. Referendum elettorale
  3. Confcommercio: reddito Italia indietro al 2001
  4. Tromba d’aria Campo di Mare
  5. Pirati nel golfo di Napoli
  6. Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo
  7. Terremoto L’Aquila + concerto all’Olimpico
  8. Guerra civile in Somalia
  9. Autobomba in moschea in Iraq
  10. Inchiesta pedofilia
  11. Processo di Perugia
  12. Uomo uccide la madre
  13. Truffa antimalocchio a Vicenza
  14. Quanto costano le vacanze
  15. I torpedoni ritornano in auge
  16. Gli italiani sfaticati in cucina
  17. Islanda torna la caccia alle balene
  18. Obama supereroe cartoon
  19. Formula uno
  20. Calcio Italia-Brasile
  21. Tanti saluti arrivederci e grazie

Avrete notato che sembra di stare in un altro Paese, completamente!

A questo punto mi chiedo se un direttore di testata della TV pubblica, pagata con denaro pubblico, per svolgere un servizio pubblico, possa ancora rimanere al suo posto come fa Minzolini. Il TG1 è diventato organo di Governo e non informa i cittadini, bensì occulta coscienziosamente la verità dei fatti. Le notizie spariscono e non si fa servizio pubblico, ma servizio privato a Silvio Berlusconi. Mi chiedo se Augusto Minzolini si possa definire un vero giornalista e se il suo atteggiamento non sia uguale a quello degli Ayatholla in Iran che stanno censurando la protesta dei cittadini contro i brogli elettorali. E Berlusconi si permette di lanciare anatemi contro chi lo contesta in piazza perchè, dice, non sanno cos’è la libertà! La situazione è gravissima.

A questo punto mi chiedo qual è la differenza tra il direttore del TG1 e il direttore del TG3 Antonio Di Bella, che sia nell’edizione delle 14.20 che in quella delle 19 di oggi, come seconda notizia ha riportato la cronaca sugli sviluppi dell’inchiesta di Bari sulle “ragazze squillo”. Chi è il vero giornalista tra Minzolini e Di Bella? Chi è dei due che fa servizio pubblico? Chi è libero tra i due? Chi è che lavora per il servizio pubblico? Chi dei due sta letteralmente rubando lo stipendio ai cittadini? Chi dei due dovrebbe dimettersi subito?

edizione TG3 ore 19.00

edizione TG3 ore 14.20

La Santanché fa passare per una puttana Veronica Lario

31/05/2009 alle 12:37 | Pubblicato su costume, cronaca, media, politica | 8 commenti
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Un attacco simile così tremendo e volgare da una donna verso un’altra donna, non poteva che capitare attraverso l’accusa più classica del clichè di italica memoria sul perchè un matrimonio può finire e sulle colpe che spesso si attribuiscono sempre alla parte femminile.

Daniela Santanché leader del Movimento per l’Italia, formazione che potrebbe entrare nel Pdl, ha rilasciato un’intervista esclusiva al giornale diretto da Vittorio Feltri “Libero” in edicola oggi in cui spiega: “Non è Berlusconi che ha sfasciato la famiglia, è la moglie che da anni ha una storia con un altro uomo”.

In tv e sul satellite i Tg per il momento si sono ben visti dal dire il nome e cognome del presunto uomo “segreto” della Lario, che però il quotidiano Libero riporta: Alberto Orlandi, 47 anni, capo del servizio di sicurezza di Villa Macherio.

La Santanché che è entrata alla Camera dei Deputati nel 2001 solo perchè una sua collega di partito si era dimessa, è passata l’anno scorso da An a La Destra di Storace per diventarne il portavoce nazionale. Trombata alle elezioni ha deciso di tornare ad allisciare il pelo a Berlusconi, speranzosa prima o poi di poter tornare alla sua corte.

Oggi concede questo strepitoso assist a Berlusconi e lo fa nella maniera più volgare e viscida possibile. Sì perchè quando finisce un matrimonio ed è la moglie a chiudere il rapporto chiedendo il divorzio, nella più becera tradizione maschilista  che pervade la cultura di gran parte del Paese la donna, inevitabilmente, viene accusata con simili espedienti per denigrarla e distruggerne la credibilità: “ha un altro uomo quindi la colpa è sua”. Viene da se il commento – tout court-  che tutti faranno domani nei bar e negli uffici di mezza Italia: “sono tutte uguali, che puttana”!

Grandiosa la Santanché! Di sicuro diventerà Ministro pure lei!

 

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